Descrizione
Il saggio che qui si presenta, pubblicato nel 1955, si spinge dentro un territorio all’epoca poco esplorato: intende comporre una sorta di inventario delle forme visive e dei valori simbolici che convergono nella figura del cucullus, quella cioè connotata dal mantello con cappuccio. Il tema, apparentemente marginale, ma ricco di valori culturali e di significati simbolici, sotto la lente di Deonna rivela le sue lontane origini, che dal III secolo a.C., a Smirne e in Cirenaica, si allargano poi al mondo celtico, e infine si ritrovano ancora nel mondo etrusco e nell’epoca gallo-romana (fino a diventare una sorta di distintivo della cultura gallica). Il tipo sembra “sopravvivere” in una figura della cultura popolare, quella del Moine Bourru, sorta di uomo nero (Croquemitaine) incappucciato, che gli adulti evocavano ai bambini più piccoli per intimorirli e tenerli a bada. Ma, come fa notare fm dall’inizio Deonna, il mantello con cappuccio rimane in uso nel monachesimo cristiano lungo il Medioevo e la modernità, e ancora lo si ritrova nelle popolazioni ai poli opposti del pianeta, dagli eschimesi ai nomadi arabi, per non dire, nel suo aspetto più inquietante, dell’utilizzo che ne fanno alcuni gruppi politici come l’organizzazione razzista del “Ku Klux Klan” o, nella prima metà del Novecento, l’organizzazione filofascista francese “Cagoule”.
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