Ibis di Publio Ovidio Nasone

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Ibis di Publio Ovidio Nasone

  • Autore: Publio Ovidio Nasone
  • Editore: Medusa Edizioni
  • Collana : Le Porpore
  • Curatore : Maria Clelia Cardona
  • Anno edizione: 2023
  • In commercio dal: 7 giugno 2023
  • Pagine: 136 p.
  • EAN:978-88-7698-470-9

Descrizione

Ibis di Publio Ovidio Nasone

Contro chi si scaglia Ovidio, chi è l’ignoto nemico nascosto sotto il nome di Ibis, uccello immondo e malefico? Il cantore
della Roma mondana e degli amori, divenuto poi ombra affranta e supplichevole nel gelido sepolcro in cui si sente rinchiuso, svela
d’un tratto tutta la sua ira e il suo odio scrivendo con l’Ibis un poemetto noir che non ha precedenti né seguito nella letteratura latina. Chi ha provocato la sua rovina e chi si adopera per renderla definitiva? Nemici occulti o, come già Brunetto Latini aveva affermato, lo stesso Augusto? Preda di un incontenibile furor orgiastico, il poeta, come toccato dal tirso delle Baccanti, esce dalla realtà quotidiana per entrare nella sfera senza tempo della magia e del mito: sacerdote di un rito di maleficio, diviene vate di sventure, nascoste nelle forme di indovinelli coltissimi e ben calibrati. La rivincita di chi getta in faccia
al nemico la propria superiorità? Un voler giocare con la propria disperazione? Una sfida mortale? E, come è ben noto, spesso questa forma di sfida è in bilico fra il gioco e la morte.

Confinato nell’8 d.C. da Augusto a Tomi sul Mar Nero per ragioni mai chiarite, PUBLIO OVIDIO NASONE (43 a.C.-17 d.C.) scrive opere come Tristia e Epistulae ex Ponto rivolte ad amici, personaggi influenti e allo stesso imperatore, per lamentare la desolata condizione in cui è costretto a vivere, e chiedere una revoca del duro provvedimento. Colpevole di aver scritto l’Ars amatoria, un’opera giudicata troppo licenziosa, e di aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, il poeta si dichiara pentito ma insieme innocente. Supplica Augusto, ne elogia la mitezza, afferma di essere stato imprudente ma in assoluta buona fede. L’Ibis, composto fra il 10 e l’11 d.C., è invece un poemetto di invettive e maledizioni rivolte contro qualcuno che gli è ostile e di cui non rivela il nome.

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